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Sviluppare il pilastro sociale europeo

Sviluppare il pilastro sociale europeo

Malgrado gli articoli dei Trattati, l’Europa sociale è stata finora soggetta a strumentalizzazioni e interpretazioni ideologiche dovute alla supposizione che l’integrazione sociale sarebbe stata una conseguenza automatica dell’integrazione di mercato. I fatti hanno smentito questa supposizione e la crisi recente ha svelato disuguaglianze sociali enormi tra i cittadini europei, oltre a grande insoddisfazione per vari bisogni sociali.

Partendo da questo presupposto, il Partito Democratico Europeo avanza le seguenti proposte:

Il Pilastro europeo dei Diritti Sociali è una delle priorità principali del PDE per gli anni a venire: in linea di principio, un trattato specifico per l’Europa Sociale dovrebbe fornire un quadro generale e chiarire l’ambito di applicazione nel rispetto del principio di sussidiarietà.

Nell’immediato, chiediamo alle istituzioni europee di preparare una roadmap per lo sviluppo di questo pilastro: un piano che unisca il completamento del mercato interno all’adozione graduale di una strategia di convergenza in materia di condizioni lavorative, salario minimo, lotta al dumping sociale, reddito minimo garantito e pensioni minime, Obiettivo è garantire condizioni di vita degne a tutti gli europei, tenendo conto delle differenze di costo della vita tra Stati membri e assicurando al contempo crescita sostenibile e gestione oculata dei conti pubblici.

La priorità deve essere, inoltre, l’uguaglianza di genere in termini di accesso all’occupazione oltre alla parità retributiva (per mansioni uguali).

Suggeriamo di promuovere l’economia sociale e modelli operativi associativi, come la cooperazione collettiva, per contrastare gli effetti negativi della globalizzazione.

Proponiamo che il Fondo Europeo di Adeguamento alla Globalizzazione possa agire in via preventiva, ancor prima di licenziamenti e delocalizzazioni.

Il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali dovrebbe avanzare proposte concrete su ambiti fondamentali come l’aiuto alle famiglie e all’infanzia, la promozione di tassi di natalità più elevati, la conciliazione tra vita professionale, personale e familiare e l’assistenza a lungo termine per gli anziani, soprattutto se non autonomi.

Allo stesso modo, dovrebbero essere formulate proposte che puntino a una maggiore inclusione sociale dei lavoratori più giovani, al di sotto dei 30 anni, e di quelli in età più avanzata, al di sopra dei 50, nel mercato del lavoro e abitative.

Infine, in linea con i principi di sussidiarietà e proporzionalità, chiediamo con forza la partecipazione delle Amministrazioni Regionali alla gestione di strumenti come il Fondo Sociale Europeo e Garanzia Giovani, visto che è a livello sub-statale che si concretizzano le politiche attive di occupazione, quelle di innovazione sociale e quelle di uguaglianza.